Prendere decisioni, respirando?
Esiste un legame profondo tra quello che accade al nostro respiro ed il nostro atteggiamento nella vita, la nostra emotività ed il nostro modo di stare di fronte alle resistenze.
Questo periodo dell’anno, quello primaverile intendo, porta sempre qualche scombussolamento. Non solo emotivo.
A pranzo si è comodi in maniche corte sotto il sole, mentre la mattina e la sera si sta avvolti nei maglioni o ancora con la giacca a vento. Non si è ancora tolto il piumino, ma non si vive nemmeno avvolti nelle sciarpe e nei plaid come un mese fa.
Il corpo si abitua più velocemente della mente se non è troppo rallentato dalle tossine. E’ la mente a fare più fatica ad adattarsi a causa di quel meraviglioso meccanismo che si chiama “abitudine”. Queste aiutano incredibilmente quando si vuole stare al passo con le cose, ma anche limitano quando si tratta di reagire prontamente al cambiamento. Anche prendere decisioni pare più faticoso o sembra inadeguato perché tende a far capolino un pizzico (spesso qualcosina in più) di emotività.
E non è solo la primavera a far prendere decisioni sbagliate.
L’emotività è uno dei primi elementi che interferisce nel processo decisionale e, dentro l’emotività, regina tra tutte le cose: la paura.
Si sente di voler fare qualcosa, che è utile e fa bene e poi, per paura di non farcela, che costi troppo, che sia troppo impegnativo ci si tira indietro. Si chiamano:
RESISTENZE.
Durante la seduta di respiro circolare se ne incontrano tantissime e hanno varie forme. Sono fisiche, nel corpo, a volte dolorose a volte piacevoli, a volte impetuose a volte delicate. E sono nella mente dove prendono la sostanza di pensieri come “non ce la faccio”, “non ho voglia”, “sono stanca”, “che noia”, “non serve a nulla”.
Eh si! Quello che adoro del respiro è che lavora come uno specchio.
Uno specchio gentile ed educato e si mostra nella dose che va bene a me! Fa emergere quello che c’è senza filtri e lo mette davanti ai miei occhi, che essendo chiusi, sono completamente rivolti a stessa ed alla mia vita.
Se tendo a mettere in tensione il corpo per bloccare la paura o l’ansia irrigidisco gli addominali o le spalle e, durante la seduta, emergerà.
Esattamente cose se trattengo il desiderio di mandare a quel paese qualcuno e di allontanarlo dalla mia vita. Anche questo emergerà durante la seduta.
O se mi impedisco di dormire quello che serve, tenderò ad addormentarmi, anche se, come ben sa chi frequenta i corsi di respiro, il sonno ha anche altre componenti.
IL RESPIRO FA EMERGERE
E non sempre piace.
Così si cerca di trattenerlo ancora, oppure di guardare da un’altra parte.
Ma ha senso lasciar bollire una pentola oltre il suo limite e poi nel momento in cui trabocca guardare da un’altra parte perché quello che emerge non ce lo si aspetta o si ritiene che non vada bene?
Sembra paradossale, ma questo è proprio quello si fa con il respiro e con molte, troppe altre cose nella vita di tutti i giorni.
UNA QUESTIONE DI SCELTA
Proprio così! Nella seduta di respiro, come nella vita.
Inizia la seduta e la mia scelta è RESPIRARE.
Durante la respirazione, emergono contenuti, sensazioni, emozioni e pensieri di ogni genere. E sono di nuovo di fronte ad un’altra scelta: LI OSSERVO? O provo a guardare altrove?
Lo posso fare, se voglio. Alle volte funziona, ma poi ad un certo punto la pentola comincia a far rumore, a sporcare e fare confusione finché ad un certo punto non potrò non guardare in quella direzione.
Il respiro è questo.
Non tutti riescono a stare di fronte alle verità che emergono da dentro e che sono state soppresse per qualunque motivo. E va bene così. Va bene dire di no.
Questi percorsi funzionano solo se li si sceglie completamente, perché arriva la stanchezza, la fatica e la voglia di mollare, a volte la paura. E di fronte a quella ci siamo “soltanto” noi.