Sanremo è sempre Sanremo, ma le canzoni cambiano
Acuti, "stecche", vibrazioni della voce, note lunghe dipendono in egual misura dalla qualità della voce come dalle abilità di chi respira di usare con maestria e consapevolezza il proprio diaframma.
I cantanti sono tra i migliori respiratori al mondo, specialmente coloro che cantano di fronte a grandi platee perché imparano a regolare la respirazione anche in stato di forte pressione. Si faticherà a crederci ma le famose stecche non le prendono perché “non ci arrivano” ma perché hanno respirato male, a meno che ovviamente non abbiano le corde vocali infiammate.
Un'esecuzione amatoriale da una professionale si distingue proprio per il modo in cui il cantante respira.
La qualità del suono e la capacità di esprimere emozioni dipendono da come si respira.
Per cantare bene serve un diaframma allenato
Anche per i cantanti una buona respirazione si basa sulla respirazione diaframmatica, ovvero utilizza il muscolo che si trova al di sotto dei polmoni poiché incide maggiormente sulla loro compressione e sull’aria che attraversa l’ugola e, di qui, il suono che ne deriva, ovvero la voce.
Ricordate Pavarotti quando cantava VINCERO’? Quello che rendeva entusiasmanti le sue prestazioni non era solo la potenza della voce, ma anche la lunghezza con cui riusciva a tenere quella O finale. L’espansione del suo diaframma unita al controllo dell’uscita di aria giocavano un ruolo fondamentale. Per rendersene conto, basta cercare su YouTube le interpretazioni di altri cantanti o dello stesso Pavarotti in concerti diversi.
Canzoni di ieri, canzoni di oggi
Osservate la differenza tra come cantano i cantanti di oggi rispetto a quelli di un tempo, se pensata a Giulio Battisti o Mia Martini.
Negli ultimi anni Sanremo ha mostrato quanto sia cambiato il mondo della canzone. La gran parte degli interpreti cantano in modo più concitato, le frasi più corte, quasi secche, rispetto ad un tempo. Il ritmo alle volte, assomiglia ai botta e risposta che si leggono sui social e le note non vengono più tenute così lunghe come accadeva generalmente un tempo.
Non è la qualità della voce, le doti vocali a permettere questo cambio netto nel modo di cantare. E’ la respirazione che è diversa.
Il cantante di oggi deve saper tenere un respiro più corto ed concitato, fare dei salti di ritmo ed interrompersi improvvisamente per ripartire con la nuova frase: d’altro canto il rap ed altri stili musicali non esistevano un tempo e le abilità vocali dei rapper non sono la profondità canora, ma la capacità di improvvisare, adattare il testo cantato ai pensieri, respirando di conseguenza.
Oggi come ieri, anche se il ritmo è diverso, serve un diaframma molto allenato per cantare, serve pratica e consapevolezza affinché la canzone arrivi a noi carica dell’emozione di chi la canta. Il bello che sentiamo è solo la superficie di un lavoro profondo che ogni cantante fa per poter fa arrivare tutto sé stesso alle nostre orecchie ed al nostro cuore, partendo proprio da sé stesso e dal rapporto con quello che ha dentro di sé.
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